martedì 26 dicembre 2023

CHA2DS VASc


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Primo articolo:


CHA2DS2-VASc
Cosa è questo score?

Il Chads-vasc (esattamente definito CHADS2-VASc ) score (punteggio) è un acronimo che sta per:

C = Congestive heart failure
H = Hypertension
A = Age (>65 anni e <A 75) 1 punto; se uguale o maggiore 75 anni 2 punti.
D = Diabetes
S = Stroke (il 2 in questo caso significa due punti)
V = Vascular disease (Infarto, PAD ovvero arteriopatia periferica, vasculopatia periferica)
Sc = Sex category (se femmina 1 punto)

Il Chads-vasc è’ un modello di stratificazione del rischio di ictus largamente usato tra i cardiologi.E’ stato validato in molteplici studi /trial clinici. Il CHA2DS2-VASc-score pertanto calcola tutti i fattori di rischio per stroke, che sono appunto l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’età avanzata (>65 anni), il sesso femminile etc.

Se il Chads-vasc maggiore di 1 questo significa che avete un rischio di avere un ictus del 1.3% in accordo a questa tabella. Del 2.2 % se avete un punteggio di 2, 3.2 % se un punteggio di 3 e così via dicendo.

Facciamo un esempio.
Se un paziente femmina di 74 anni viene in ambulatorio riferendo fibrillazione atriale e possiede come comorbidilità diabete e ipertensione il suo Chads-vascsarà di 4 (ossia: sesso femminile, ipertensione, età compresa tra i 65 e 74 anni e il diabete). 2+1+1+1 = 4

Altro esempio: 
paziente maschio di 55 anni, con ipertensione viene in ambulatorio con fibrillazione atriale. Quale sarà il suo Chads-vasc ? 1. Perché ha come fattore di rischio la sola ipertensione.


Quando si dà l'anti-coagulante?
Le linee guida europee (ESC 2016) raccomandano di anticoagulare il paziente quando il punteggio è > oppure uguale a 1… ma non esiste un consenso generale tra i cardiologi. Nella stragrande maggioranza dei casi si preferisce dare l’anticoagulante sopra 2.

Fonte: https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwiJiajt266DAxVs_rsIHQpmCVEQFnoECA0QAw&url=https%3A%2F%2Fold.ausl.fe.it%2Fmedici-convenzionati%2Fmedici-di-medicina-generale%2Faggiornamento-e-formazione%2F2018%2Fevento-formativo-17-febbraio-2018%2FChA2DS2-VASc.doc%2Fat_download%2Ffile%23%3A~%3Atext%3DIl%2520CHA2DS2%252DVASc%252Dscore%2520pertanto%2Cin%2520accordo%2520a%2520questa%2520tabella.&usg=AOvVaw3S2hZH_i_T46k40N__CZLR&opi=89978449


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Secondo articolo:

La terapia anticoagulante riduce mortalità e morbidità nei pazienti con fibrillazione atriale (FA) ed alto rischio di stroke. La selezione dei pazienti ad alto rischio, e quindi da destinare alla terapia anticoagulante, viene comunemente fatta basandosi sul CHADS2 o sul CHA2DS2VASc score. 

Le linee guida sia ESC che ACC/AHA raccomandano l’anticoagulazione nei pazienti con CHA2DS2VASc score ≥ 2 se uomini e ≥ 3 se donne e suggeriscono di prenderla, quantomeno, in considerazione nel caso di CHA2DS2VASc score = 1 nel sesso forte e = 2 in quello gentile.

 Altre linee guida, invece, supportano tale terapia già in presenza di un CHA2DS2VASc score ≥ 1 nei maschi e ≥ 2 nelle femmine. La principale discordanza tra le varie linee guida, e la principale area di incertezza che il clinico si trova quindi ad affrontare nella sua pratica clinica, interessa fondamentalmente il comportamento da adottare nei soggetti di età compresa tra 65 e 74 anni e che non presentano altri fattori di rischio. La decisione di iniziare la terapia anticoagulante implica che si ritiene che il rischio tromboembolico del paziente sia superiore al rischio emorragico indotto da tale terapia. E’stato calcolato che la terapia con warfarin ha un rapporto rischio/beneficio conveniente quando il rischio tromboembolico è > 1,7% per anno mentre la terapia con i nuovi anticoagulanti è benefica quando il rischio tromboembolico supera lo 0,9% per anno. Una consapevole scelta sull’anticoagulare o meno i pazienti con età tra 65 e 74 anni e senza altri fattori di rischio, dipende quindi dalla conoscenza dell’entità del loro rischio tromboembolico. Purtroppo i dati disponibili al riguardo sono tutti datati e quindi non necessariamente ancora attendibili, poiché il rischio di stroke dei pazienti fibrillanti, anche senza la terapia anticoagulante, è andato progressivamente riducendosi nel corso degli anni, probabilmente per un miglior controllo di altri fattori di rischio e per l’identificazione di soggetti con un minore burden di FA.


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Fonte: http://www.cardiolink.it/index.php?option=com_content&id=4866%3Acha2ds2-vasc-un-nuovo-score-per-la-prevenzione-dellictus-nel-paziente-con-fibrillazione-atriale&Itemid=1


Hazard ratio e rischio relativo

Hazard ratio (HR): sprime il rapporto tra rischi nelle analisi di sopravvivenza. In pratica esprime in un periodo di follow-up definito il rapporto tra il rischio di un evento (morbilità o mortalità) in un gruppo di soggetti trattati rispetto ad un altro di non trattati. Viene spesso utilizzato nelle metanalisi nelle quali confronta la sopravvivenza globale (dal tempo zero fino a un valore di tempo prefissato) tra 2 gruppi di trattamento esaminati in diversi studi clinici.


Altro articolo su questo argomento: https://www.statsimprove.com/it/2019/04/05/come-interpretare-nella-pratica-il-valore-dell-hazard-ratio/

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Risk ratio (RR) o rischio relativo:

Il rischio relativo (RR) (anche detto relative risk o risk ratio) è il rapporto tra la probabilità che si verifichi un evento in un gruppo esposto (ad un trattamento, ad un fattore di rischio, ad un fattore protettivo), e la probabilità che si verifichi lo stesso evento in un gruppo di non esposti (allo stesso trattamento, fattore di rischio, fattore protettivo) [1]. 

RR=(rischio negli esposti)/(rischio nei non esposti) 

Come si calcola il RR 
Prendiamo come esempio lo studio sull'efficacia della supplementazione periconcezionale con acido folico (4 mg) e multivitaminico per la prevenzione della ricorrenza (un primo figlio già malato) della nascita di un neonato con difetti del tubo neurale (DTN) [2]. Si sono registrati 6 casi di DTN fra le 593 donne che avevano ricevuto in epoca periconcezionale la supplementazione di acido folico e multivitaminico (rischio nelle esposte al trattamento preventivo 6/593 = 0.01 ovvero 1%) e 21 casi fra le 602 donne che invece avevano ricevuto un placebo (rischio nelle non esposte 21/602 = 0.034 ovvero 3.4%). 

RR = (6/593) / (21/602) = 0.01/0.034 = 0.29 

Il RR esprime in altre parole il numero di volte in più o in meno che un evento/malattia si verifichi in un gruppo rispetto ad un altro, in questo caso i figli di donne che hanno ricevuto la supplementazione hanno un rischio di nascere con un NTD di circa un terzo rispetto ai figli delle donne che non hanno ricevuto la supplementazione. 

Se RR = 1 significa che il rischio che si verifichi l'evento nei 2 gruppi è uguale. In questo caso non c'è associazione fra l'esposizione e l'esito, cioè essere esposti ad un trattamento, o fattore ritenuto protettivo o fattore ritenuto di rischio non modifica la probabilità che un evento si verifichi. 

Se RR>1 significa che il rischio del verificarsi dell'evento nel gruppo dei trattati o esposti è superiore rispetto al gruppo di controllo. In questo caso l'esposizione è dannosa. 

Se RR<1 significa che il rischio che si verifichi un evento nel gruppo dei trattati o esposti è inferiore rispetto al gruppo di controllo. In questo caso l'esposizione è protettiva. 

Il RR indica la forza dell'associazione fra l'esposizione (o trattamento) e l'esito ed è sempre un numero positivo. 
Come per ogni proporzione possiamo calcolare un intervallo di confidenza del RR che nell'esempio riportato è pari a: 
RR 0.29 (95% IC 0.12, 0.71) 

Quindi noi possiamo essere fiduciosi al 95% che le donne con precedente figlio affetto da DTN che assumono la supplementazione di ac. folico e multivitaminico nel periodo periconcezionale hanno un rischio di avere un nuovo figlio con DTN che va da un decimo a sette decimi rispetto alle donne che non assumono la stessa supplementazione.


Bibliografia

1. Kirkwood BR, Sterne JAC. Essential Medical statistics, second edition, chapter 16 pg 148-164 & chapter 37 pg 447-457. Blackwell publishing second edition 2003 


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Sitografia: 

mercoledì 14 gennaio 2015

EllaOne - Da farmaco abortivo per uso fuori etichetta a farmaco semplicemente antiovulatorio

Riporto un articolo di Avvenire del 14/01/2015 di Viviana Daloiso
Si resta a disposizione per l'immediata rimozione dell'articolo qualora richiesto da chiunque ne avesse diritto.


La pillola dei 5 giorni? Per l’Ue era «abortiva» 
Rapporto choc del 2009: «Serve la ricetta»
È il 2009 quando il Comitato per la valutazione dei farmaci ad uso umano dell’Agenzia del farmaco europea (allora Emea, oggi Ema) si occupa in un documento ufficiale della pillola dei 5 giorni dopo, commercializzata col nome di EllaOne. 
I laboratori dell’Hra Pharma, l’azienda francese che la produce, hanno chiesto l’autorizzazione per metterla in commercio e come prassi l’agenzia deve esprimersi con un rapporto dedicato. Che letto oggi, dopo l’annuncio choc che la pillola dovrà essere venduta senza ricetta nelle farmacie di tutta Europa, è destinato a sollevare numerosi interrogativi. Dopo pagine descrittive sull’impiego e gli effetti della pillola (cui tendenzialmente viene attribuito un “semplice” effetto antiovulatorio) ecco comparire un capitolo del tutto inaspettato: «Off-label use as an abortifacient», vale a dire «Impiego fuori etichetta come un abortivo». Succede – ed è la stessa Hra a segnalarlo – che EllaOne possa cioè essere assunta anche per abortire, e questo ben oltre i cinque giorni dopo il presunto “rapporto a rischio”. Come è possibile per un antiovulatorio? Semplice: il principio attivo del farmaco, l’ulipristal acetato, e il miferpistone (per intenderci, il contenuto della Ru486) sono equivalenti, come lo stesso documento dell’Ema spiega a pagina 10. «Con le dovute proporzioni, s’intende – spiega Bruno Mozzanega, professore aggregato di Ginecologia dell’Università di Padova e presidente della Società Italiana Procreazione Responsabile –. Per abortire fino (almeno) a sette settimane bastano 200 mg di Ru486, i quali equivalgono, quanto a efficacia sull’endometrio, a 200 mg di ulipristal non micronizzato ». E visto che EllaOne contiene 30 mg di ulipristal micronizzato (che corrisponde a 50 mg non micronizzato), ecco che con quattro compresse si ottiene un dosaggio equivalente ai 200 mg di Ru486. Altro che contraccezione.
Non a caso nello stesso rapporto l’Agenzia del farmaco europea raccomanda, dietro consiglio della stessa Hra, attenzione «da parte dei medici che prescrivono il farmaco», «un’indagine accurata nei reparti di ginecologia dove arrivino donne con una diagnosi di aborto “spontaneo” incompleto» e addirittura dei «registri delle prescrizioni» (così da poter identificare gli effettivi casi anomali). Tutto dimenticato, visto che da ieri secondo la stessa Ema il farmaco non è abortivo, non ha effetti collaterali e può essere acquistato senza alcuna prescrizione medica: «È evidente che, se una donna si recasse in 4 farmacie diverse, potrebbe tranquillamente interrompere la sua gravidanza – spiega Mozzanega –. Dobbiamo dunque concludere che l’Europa stia facilitando, se non incoraggiando l’aborto clandestino? Il punto è che l’ulipristal acetato, il principio attivo di EllaOne, è un preparato abortivo, anche se si cerca di nasconderlo. Ma in questo modo non solo si ingannano la popolazione e in particolare gli adolescenti, che ricorrono massicciamente a questo farmaco, ma si violano tutte le leggi del nostro Stato, che finalizzano la procreazione responsabile alla tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento e perfino la Legge 194/78 che vieta l’aborto clandestino». La donna può decidere – consapevolmente – di abortire secondo le condizioni previste dalla legge, ma non può assumere un farmaco che sia abortivo ritenendo di evitare il concepimento. «E il bugiardino, in questo caso, è bugiardo davvero visto che tace queste informazioni estremamente gravi».
Ora tocca ad Aifa e ministero della Salute valutare questi dati: finora la EllaOne nel nostro Paese è stata prescritta da un medico e dopo l’esecuzione di un test di gravidanza, proprio per evitare possibili aborti. «In base a una direttiva europea del 2001 – ricorda Mozzanega – gli Stati in cui vigono legislazioni nazionali che vietano o limitano la vendita o l’uso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi possono rifiutarsi di adottarli». La questione resta aperta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
È l’Agenzia del farmaco europea che per prima, dietro segnalazione dell’azienda produttrice, ha segnalato il possibile uso “fuori etichetta” di EllaOne. Oggi rimosso

giovedì 4 dicembre 2014

Giuseppe Giunchi - Piccola biografia della Treccani

Riportiamo quanto scritto da Franco Sorice per l’enciclopedia Treccani.it all’indirizzo http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-giunchi_(Dizionario-Biografico)/  alla voce Giuseppe Giunchi.


GIUNCHI, Giuseppe. - Nato a Recanati il 16 ag. 1915 da Aleardo e da Lina Ortolani, dopo aver completato gli studi liceali in Ancona si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia presso l'Università di Roma. 
Dal 1934 frequentò come allievo interno l'istituto di patologia generale diretto da G. Vernoni, sotto la cui guida apprese l'istologia normale e patologica e le tecniche sierologiche e batteriologiche. 
Nel 1938 si laureò col massimo dei voti e la lode e conseguì il premio Mazzoni per i migliori voti conseguiti agli esami durante tutto il corso; quindi, nel 1939, vinta una borsa di studio biennale della Cassa depositi e prestiti, si iscrisse alla scuola di specializzazione in clinica medica presso il relativo istituto romano diretto da C. Frugoni: in questa sede aveva così inizio la formazione clinica e la carriera universitaria del G. dapprima come medico interno, poi dal 1940 in qualità di assistente volontario.
Chiamato alle armi nel '41, il G. prestò servizio per un anno sul fronte greco-albanese. Congedato, nel 1942 fece ritorno nella clinica medica di Roma ove assunse come assistente retribuito la direzione interinale del laboratorio di batteriologia e sierologia in sostituzione di F. Magrassi. Chiamato nuovamente alle armi per un altro anno nel 1943, nel 1944 riprese la sua attività presso la clinica medica di Roma col titolo di assistente volontario. Nominato assistente incaricato nel 1947, gli fu affidato l'insegnamento di batteriologia e sierologia presso la scuola di specializzazione in clinica medica; nel '46 era stato nominato direttore del laboratorio di batteriologia e sierologia. 

Conseguita nel 1948 la libera docenza in patologia speciale medica e metodologia clinica, nel novembre dello stesso anno, superato il relativo concorso, divenne assistente ordinario. 

Nel 1951 conseguì la libera docenza in clinica delle malattie infettive e nel 1954 fu nominato aiuto ordinario presso l'istituto di clinica medica generale e terapia medica dell'Università di Roma, la cui direzione era stata assunta nel 1951 da G. Di Guglielmo; il G. mantenne il titolo fino al 1959, sotto la direzione di L. Condorelli succeduto al Di Guglielmo nel '56.

Incaricato dell'insegnamento della clinica delle malattie infettive presso le Università di Siena nel 1954-55 e di Roma nel 1955-56, nel 1959 il G., classificato al primo posto della terna fra i vincitori del concorso per la stessa disciplina bandito nel 1958, fu chiamato come professore straordinario dalla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Sassari. In questa sede riuscì in pochi mesi a dar vita a un efficiente e attrezzato istituto, dotato di un reparto di degenza e di moderni laboratori. 

Nominato professore ordinario il 1° nov. 1962, l'anno successivo fu chiamato alla direzione della cattedra e dell'istituto di clinica delle malattie infettive dell'Università di Perugia; anche in questa nuova sede dovette impegnarsi per riorganizzare e rendere operativa sul piano scientifico e sanitario la struttura affidatagli. 

Nel 1968 la facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Roma deliberò all'unanimità la chiamata del G. alla direzione della cattedra e dell'istituto di clinica delle malattie infettive: subito egli ampliò e riorganizzò la clinica creando nuovi laboratori e reparti di degenza, ai quali affluirono presto malati provenienti da ogni parte d'Italia. 

Il 1° nov. 1972 il G. assunse la direzione della terza cattedra di clinica medica generale e terapia medica dell'Università di Roma. 

In questo ateneo nell'anno accademico 1981-82 tenne anche il corso ufficiale di insegnamento di storia della medicina, fece parte del corpo docente di numerose scuole di specializzazione e fu direttore di quelle in clinica delle malattie infettive e in medicina interna.
Formatosi alla scuola del Frugoni, del quale assimilò le doti di sintesi clinica e di razionale procedimento diagnostico, il G. fu un illustre infettivologo e clinico medico. Studioso soprattutto della patologia infettiva, si occupò di vari e interessanti argomenti di patologia e clinica medica, e fu autore di oltre 400 pubblicazioni.

Suo campo di indagini preferito fu indubbiamente quello delle malattie infettive, alla cui conoscenza recò importanti contributi di ordine clinico, prevalentemente, e sperimentale. Si ricordano in particolare gli studi che condusse sulla patologia dell'apparato respiratorio causata da virus e rickettsie, in special modo sulla febbre Q che aveva attirato l'interesse degli infettivologi italiani subito dopo la seconda guerra mondiale per essersi manifestata sul territorio nazionale in piccoli focolai epidemici (La pleurite da virus, in Clinica nuova, VI [1948], pp. 219-232; Osservazioni cliniche sulle pneumopatie atipiche da virus (sindrome di Hegglin), in Bull. delle scienze mediche, CXX [1948], pp. 477-482, in collab. con G. Carbocini; Il problema della "febbre Q" in Italia (febbre del Queensland); osservazione di una epidemia di febbre Q tra la popolazione italiana, in Recenti Progressi in medicina, VII [1949], pp. 139-163; Polmoniti da virus e tubercolosi polmonare, ibid., pp. 326-377, in collab. con B. Mariani; Malattie dell'apparato respiratorioda virus e rickettsie, in Atti del 50° Congresso della Società italiana di medicinainterna, Roma 1949, II, Relazioni, Roma 1949, e in La Riforma medica, LXIII [1949], pp. 962-968, in collab. con C. Frugoni, F. Magrassi e G. Ambesi Impiombato; La cura della febbre Q con la terramicina, in Minerva medica, XLII [1951], 1, pp. 833-839; Su di una particolare forma clinica di febbre Q a decorso protrattocon ricorrenze febbrili, in Gazzetta internazionale di medicina e chirurgia, LV [1951], pp. 119-131, in collab. con B. Babudieri; Gli aspetti radiologici delle manifestazioni polmonari e pleuriche della febbre Q, in La Radiologia medica, XXXVIII [1952], pp. 1145-1159, in collab. con G. Ambesi Impiombato; L'importanza delle vie di introduzione della Coxiella burnetii nel determinismo dei quadri clinici [intervento al seminario della febbre Q in Italia, tenutosi a Perugia il 10-11 ott. 1951], in Annali della sanità pubblica, XIII [1952], pp. 86 s.; Ricercadegli anticorpi fissanti il complemento verso i virus respiratori umani in soggettiresidenti nella provincia di Sassari, in Il Policlinico, sez. medica, LXXI [1964], pp. 355-377, in collab. con S. Pauluzzi; Un ventennio di esperienza sulla febbre Q in Italia, in Giornale di malattie infettive e parassitarie, XXIII [1971], pp. 935-938, in collab. con S. Pauluzzi e F. De Rosa), sulla patologia e la clinica delle malattie infettive dell'apparato cardiovascolare (Gli agenti microbici dell'endocardite batterica subacuta (endocardite lenta maligna), in Rendiconti dell'Istituto superiore di sanità, XIII [1950], pp. 5-40, in collab. con U. Marotta; Endocardite brucellare, in Cuore e circolazione, XXXV [1951], pp. 129-146, in collab. con G. Pusic - S.M. Tamburello; La terapia dell'endocardite batterica subacuta, in La Clinica terapeutica, II [1952], 1, pp. 329-356; Infezioni batteriche cardiovascolari complicanti la chirurgia cardiaca, in Il Policlinico, sez. pratica, LXIII [1956], pp. 1481-1492, in collab. con G. Ortona - F. Sorice, lavoro questo che rappresentò una fra le prime, originali osservazioni in Europa sull'argomento) e sulla brucellosi (La splenectomia nella infezione brucellare, in Il Policlinico, sez. medica, LV [1948], pp. 125-137; Aspetti attuali della terapia della brucellosi, in Recenti Progressi in medicina, VIII [1950], pp. 241-264; Terapie eziologiche della brucellosi umana, in La Clinica terapeutica, I [1951], 2, pp. 135-159).
Il G. illustrò gli importanti contributi clinici e sperimentali apportati all'infettivologia nell'ampia relazione svolta, in collab. col Frugoni, al 54° Congresso della Società italiana di medicina interna, ove introdusse i concetti di "patomorfosi delle malattie infettive indotta dagli antibiotici" e di "dismicrobismo da antibiotici" (Antibiotici e immunità nel processo di guarigione delle malattie infettive, in Atti del 54° Congresso della Società italiana di medicina interna, Roma 1953, III, Relazioni, Roma 1953). Vari e di grande interesse scientifico e pratico furono i temi affrontati dal G.: le micosi in corso di terapia antibiotica, con particolare riguardo alle candidosi (Le micosi secondarie a trattamenti antibiotici con particolare riguardo alle candidosi, in Recenti progressi in medicina, XXIV [1958], pp. 18-59; Candidosis following antibiotic therapy, in Scientia medica Italica, English edition, s. 2, VI [1958], pp. 580-628; Ricerche sperimentali sulla relazione tra antibiotici e infezioni causate da Candida, I, Effetti della somministrazione ditetraciclina o altri antibiotici in corso di infezioni da Candida nel topo, in Riv. dell'Istituto sieroterapico italiano, XXXIV [1959], pp. 343-361; II, Azione degli antimicotici sull'infezione sperimentale da Candida albicans nel topino, in La Clinica terapeutica, XVII [1959], pp. 487-498, in collab. con L. Ortona - F. Sorice - G. Visco); la ezio-patogenesi della lingua nera da penicillina, originale studio che suscitò l'interesse degli studiosi stranieri (Osservazioni cliniche e sperimentalisulla lingua nera villosa da antibiotici, in Il Policlinico, sez. pratica, LXI [1954], pp. 477-487, in collab. con F. Sorice: si veda l'editoriale Black hairy tongue, in The Lancet, 1954, 2, pp. 179 s.); l'idatidosi, problema di grande attualità in Sardegna (Stato attuale della diagnosi biologica dell'idatidosi, in Atti del VII Congresso internazionale di idatidologia, Roma… 1960, Roma s.n.t., pp. 235-258, relazione questa che segnò l'inizio di una serie di ricerche svolte dalla sua scuola per oltre venti anni culminate nella messa a punto di nuove e più precise tecniche diagnostiche della parassitosi); le infezioni nei pazienti con ridotte difese immunitarie (Le infezioni nei pazienti neutropenici, in Atti dell'86° Congresso della Società italiana di medicina interna, Sorrento… 1985, Roma 1985, pp. 433-523, in collab. con P. Serra - F. Mandelli, relazione conclusiva di una lunga serie di originali osservazioni clinico-batteriologiche); gli aspetti patogenetici del coma epatico (La patogenesi del coma epatico, in Recenti Progressi in medicina, LXX [1981], pp. 358-399, in collab. con L. Capocaccia - F. Rossi Fanelli et al.).
Il G. fu inoltre autore di osservazioni sull'influenza di carenze alimentari, in particolare vitaminiche, nei confronti del sistema immunitario citate da G.S. Wilson - A.A. Miles in Topley and Wilson's principles of bacteriology and immunity, II, London 1955 (4a ed.), p. 1378; e relatore all'83° Congresso della Società italiana di medicina interna (Il corretto uso del laboratorio per la diagnosi e la terapia, in Atti dell'83° Congresso della Società italiana di medicina interna, Roma… 1982, I, Roma 1982, pp. 228-246). Da ricordare ancora i suoi interventi al simposio sugli immunocomplessi (Immunocomplessi circolanti in patologia umana. Introduzione, in Fisiopatologia degli immunocomplessi. Atti del Simposio tenuto a Roma… 1979, Padova 1980, a cura di G. Giunchi - F. Aiuti, pp. 1-13, in collab. con F. Aiuti; Deficienza delle IgA e immunocomplessi circolanti in bambini napoletani con infezioni respiratorie ad esito infausto, ibid., pp. 61-79, in collab. con F. Aiuti et al.) e al 75° Congresso della Società italiana di medicina interna (Terapia intensiva in medicina interna, relazione. Introduzione, in Atti dei Congressi della Societàitaliana di medicina interna. 75° Congresso. Roma… 1974, Roma 1974, pp. 3-6, in collab. con F. Manfredi et al.) e gli articoli Il problema del metodo nella medicina clinica, in Medicina nei secoli, XII (1975), pp. 333-343, e Dal giuramento di Ippocrate alla medicina del 2000, in Il Policlinico, sezione pratica, LXXXIV (1977), pp. 427-434. Del G. vanno ancora menzionati i trattati Compendio di immunoematologia, Roma 1954, uno dei primi apparsi sull'argomento, all'epoca ancora agli albori; Malattie infettive, I-II, Milano 1973, in collab. con F. Sorice; Acidi biliari: aspetti chimici, fisiopatologici e terapeutici, Milano 1979, in collab. con L. Capocaccia; Concetti attuali di immunoterapia, Padova 1981, in collab. con F. Aiuti - R. D'Amelio.
Brillante caposcuola, il G. formò una numerosa schiera di allievi. Nell'Università romana ricoprì cariche di rilievo: fu prorettore, membro del consiglio di amministrazione, presidente del corso di laurea in medicina e chirurgia. Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione e del Consiglio superiore di sanità, nel 1979 gli venne attribuita la presidenza onoraria della Società italiana per lo studio delle malattie infettive e parassitarie e fu fino alla morte presidente della Accademia medica di Roma.
Molto noto e apprezzato in campo professionale, fu medico curante di illustri personalità (fra le quali tre presidenti della Repubblica: A. Segni, G. Saragat, G. Leone) e consulente medico di Giovanni Paolo II, in occasione dell'attentato subito dal pontefice nel 1981. Per molti anni fu presidente del Collegio medico presso la congregazione per la Causa dei santi, fu per tre legislature sindaco del Comune di Serravalle del Chienti. Tra i riconoscimenti e le onorificenze conferitigli fu insignito, tra l'altro, della medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte e dei titoli di cavaliere di gran croce al merito della Repubblica, di commendatore dell'ordine di S. Gregorio Magno, del Victorian order e ufficiale della Légion d'honneur.
Il G. morì improvvisamente a Roma il 25 luglio 1987.
Fonti e Bibl.: Necr. in Giorn. di malattie infettive e parassitarie, XXXIX (1987), pp. 730 s.; Boll. e atti della Accademia medica di Roma, CXII (1987-88), pp. 69-81, 83-85; Atti della Accademia Lancisiana di Roma, a.a. 1987-88, n.s., XXXII (1988), pp. 54-56; Università degli studi di Roma La Sapienza, Annuario per l'anno accademico1986-87, Roma 1989, pp. 1447-1449; G. Giunchi, Curriculum vitae ed elenco delle pubblicazioni, Roma 1953; F. De Rosa, Sul problema del metodo in medicina, in Medici marchigianidi fine XX secolo, Roma 1997, pp. 532 s.



Si resta a disposizione per la rimozione del testo qualora richiesto dagli aventi diritto

sabato 22 novembre 2014

Otto passi avanti - Autismo e la sua diagnosi precoce

Obiettivo AUTISMO: ridurre l'età media della diagnosi sotto i primi due anni di vita. Il nodo centrale è infatti la diagnosi, che spesso avviene troppo tardi. Occorre abbassare l'eta' della diagnosi del disturbo dello spettro autistico entro i primi 30 mesi di vita, per lo meno. Otto passi avanti e' il progetto di formazione su tutto il territorio nazionale dei funzionari, operatori ed educatori di asili nido e pediatri sui "campanelli di allarme" nei bambini che potrebbero essere a rischio. Contatto: ochopasosadelante@gmail.com
sito: http://www.retedeldono.it/progetti/as...


Sindrome di Asperger

Un piccolo spaccato dal film Adam che può essere utilizzato per spiegare cosa sia la  Sindrome di Asperger e come vivono le persone che ne sono affette.


Si rimane a disposizione per la rimozione del video qualora richiesto dagli aventi diritto

lunedì 17 novembre 2014

Papa Francesco ai medici cattolici

Riporto il discorso di Papa Francesco del 15 novembre 2014 ai partecipanti al convegno commemorativo dell’Associazione medici cattolici italiani in occasione del 70° anniversario della commemorazione
 I neretti sono stati aggiunti con l’unico scopo di facilitarne la lettura.


Buongiorno!
Vi ringrazio della presenza e anche per l’augurio: il Signore mi conceda vita e salute! Ma questo dipende anche dai medici, che aiutino il Signore!

In particolare, voglio salutare l’Assistente ecclesiastico, Mons. Edoardo Menichelli, il Cardinale Tettamanzi, che è stato il vostro primo assistente, e anche un pensiero al Cardinale Fiorenzo Angelini, che per decenni ha seguito la vita dell’Associazione e che è tanto ammalato e che si è un po’ ripreso in questi giorni; come pure ringrazio il Presidente, anche per quel bell’augurio, grazie.

Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica; e tuttavia, per alcuni aspetti sembra diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è sofferente, fragile e indifesa. In effetti, le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline. Per questa ragione, voi medici cattolici vi impegnate a vivere la vostra professione come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato laicale.
L’attenzione alla vita umana, particolarmente a quella maggiormente in difficoltà, cioè all’ammalato, all’anziano, al bambino, coinvolge profondamente la missione della Chiesa.

Essa si sente chiamata anche a partecipare al dibattito che ha per oggetto la vita umana, presentando la propria proposta fondata sul Vangelo.

Da molte parti, la qualità della vita è legata prevalentemente alle possibilità economiche, al “benessere”, alla bellezza e al godimento della vita fisica, dimenticando altre dimensioni più profonde – relazionali, spirituali e religiose – dell’esistenza.

In realtà, alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori.

Questo è ciò che voi, medici cattolici, cercate di affermare, prima di tutto con il vostro stile professionale. La vostra opera vuole testimoniare con la parola e con l’esempio che la vita umana è sempre sacra, valida ed inviolabile, e come tale va amata, difesa e curata.

Questa vostra professionalità, arricchita con lo spirito di fede, è un motivo in più per collaborare con quanti – anche a partire da differenti prospettive religiose o di pensiero – riconoscono la dignità della persona umana quale criterio della loro attività.

Infatti, se il giuramento di Ippocrate vi impegna ad essere sempre servitori della vita, il Vangelo vi spinge oltre: ad amarla sempre e comunque, soprattutto quando necessita di particolari attenzioni e cure.

Così hanno fatto i componenti della vostra Associazione nel corso di settant’anni di benemerita attività. Vi esorto a proseguire con umiltà e fiducia su questa strada, sforzandovi di perseguire le vostre finalità statutarie che recepiscono l’insegnamento del Magistero della Chiesa nel campo medico-morale.
Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre.

La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che “vede”, “ha compassione”, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33).

La vostra missione di medici vi mette a quotidiano contatto con tante forme di sofferenza: vi incoraggio a farvene carico come “buoni samaritani”, avendo cura in modo particolare degli anziani, degli infermi e dei disabili.

La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza.

E a tante conseguenze sociali che tale fedeltà comporta. Noi stiamo vivendo un tempo di sperimentazioni con la vita. Ma uno sperimentare male. Fare figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così. Quando tante volte nella mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. “Ma, dimmi, perché la Chiesa si oppone all’aborto, per esempio? E’ un problema religioso?” – “No, no. Non è un problema religioso” – “E’ un problema filosofico?” – “No, non è un problema filosofico”.

E’ un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. “Ma no, il pensiero moderno…” – “Ma, senti, nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!”. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: “No, la fine della vita la faccio io, come io voglio”. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo.

Vi auguro che i settant’anni di vita della vostra Associazione stimolino un ulteriore cammino di crescita e di maturazione. Possiate collaborare in modo costruttivo con tutte le persone e le istituzioni che con voi condividono l’amore alla vita e si adoperano per servirla nella sua dignità, sacralità e inviolabilità.

San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace nella cura dell’ammalato, diceva semplicemente: «Mettete più cuore in quelle mani». Mettete più cuore in quelle mani. È questo anche il mio auspicio.

La Vergine Santa, la Salus infirmorum, sostenga i propositi con i quali intendete proseguire la vostra azione. Vi chiedo per favore di pregare per me e di cuore vi benedico.

Grazie.




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